14 Febbraio 1943. Amore tra realtà e fantasia.

“…è solo con il cuore che si può vedere veramente,
l’essenziale è invisibile agli occhi.”
Antoine De Saint-Exupery

Milano, ore 17.00. Una donna di 39 anni, Rita, e una bambina di quasi 5, Luisa, dopo aver camminato quella domenica pomeriggio per le vie del centro rientrano a casa all’imbrunire. La donna è la zia. Nell’orrore della guerra il destino aveva portato via qualche mese prima la mamma di quella bambina, mentre il padre era andato a vivere con un’altra donna. Lo zio, Dante, il padre adottivo, è sempre più impegnato con i futuri gruppi di liberazione e non è a Milano. Non ci sarà quindi l’occasione di festeggiare il giorno degli innamorati. La serenità e la pace mancano da tanto tempo. E da troppo si vive nella paura.

Cieli della Francia, ore 17.00. Un ragazzo neozelandese di 32 anni, Charles Edward Nicholson, si trova in volo da ormai 4 ore per una “missione” prevista nel nord dell’Italia. Sta rivolgendo il proprio pensiero alla moglie, lo fa ogni volta che si imbarca, spera che la guerra finisca presto per tornare a stringere tra le braccia la sua amata. Anche lui ha paura.

Milano ore 19.30. La gente è spaventata, molte famiglie sono già sfollate. Si cena con quel poco che si trova. L’inizio del 1943 è segnato dal fallimento da parte delle forze dell’asse nelle campagne d’Africa e di Russia. E’ l’anno in cui Milano rischia la distruzione. La fine della guerra è ancora lontana. Una guerra che con l’aprirsi dei fronti in Europa occidentale, inevitabilmente, vedrà lo scontro tra tedeschi e forze alleate, portando ancor più miseria, distruzioni, dolore e morti.

Cieli della Valle d’Aosta, ore 21.55. I primi dei 138 aerei in volo per bombardare Milano, “nulla” rispetto agli oltre 500 velivoli che avranno l’obiettivo di raderla al suolo nella notte del 12 agosto, entrano in Italia, e portano il terrore e l’orrore di una guerra sempre più feroce. Su uno di questi c’è un ragazzo neozelandese, Charles Edward Nicholson, flying officer e radio operatore di bordo, insieme ad altri sei compagni di equipaggio. Sono passate quasi otto ore di volo al gelo, manca l’ossigeno, non la tensione.

Milano, ore 21.30. La zia e la nipotina scosse dal pre-allarme, escono di casa e corrono giù per le scale e 36 minuti dopo, al suonare del grande allarme sono rifugiate in cantina in via Crocefisso. Le cantine sono tra i più classici rifugi per i milanesi rimasti in città, e tutti sanno che drammaticamente ne possono diventare le loro tombe, loro saranno fortunate perderanno solo la propria casa e non la vita.

Milano, ore 22.34. Rita e Luisa si trovano circa 10 metri sotto il suolo, insieme ad altre decine di persone (perlopiù vicini di casa). I bombardieri hanno la loro quota d’attacco alquanto variabile, tra i 1000 e 6000 metri. Il cielo è terso. Cadono le prime bombe.

Milano, ore 22.49. I primi aerei dopo aver virato a sud-ovest di Milano, e sganciato le prime bombe, lasciano il territorio italiano. Sarà così sino a dopo mezzanotte. In quella cantina i bambini piangono, le donne pregano tenendo un rosario stretto tra le mani. Gli anziani guardano nel vuoto con gli occhi sbarrati. Una lampada a olio illumina i loro volti. Non è il primo bombardamento, ma sono passati quattro mesi da quello che ricordavano come il più duro dai primi avvenuti nel giugno del 1940, proprio pochi giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia. Gli aerei rientrano. Dei 138 partiti per Milano, ne stanno tornando indietro però 137. Ogni missione comporta dei rischi calcolati e non, comprese le avarie. La contraerea e gli attacchi di caccia dell’asse non hanno causato problemi. Ma sul bombardiere dove si trova Charles Edward si ode un enorme frastuono. L’aereo si trova in scia di bombe sganciate da un altro bombardiere che vola erroneamente a una quota maggiore, è viene danneggiato seriamente e va fuori controllo. Questi velivoli hanno spazi angusti, è difficile muoversi al loro interno e ancora meno in una drammatica situazione di emergenza: solo tre membri dell’equipaggio riescono a lanciarsi con il paracadute.

Milano, ore 22.55. In quei minuti in via Crocefisso decine di persone vivono momenti di terrore, strette una all’altra per farsi coraggio.

Milano, ore 22.56. A pochi chilometri più a sud sull’aereo e a 700 metri di altezza, quattro persone vivono gli ultimi istanti della loro vita. Charles Edward e sua moglie non avranno mai più un San Valentino da festeggiare. Charles Edward è ferito e non riesce a farsi spazio per lanciarsi con il paracadute. Il suo ultimo pensiero è per l’amata moglie “Buon San Valentino, amore mio”. L’aereo precipita presso il Mulino della Polvere in via Boffalora all’attuale periferia milanese.

Milano, 15 febbraio ore 5.00. Rita e Luisa possono finalmente uscire, mano nella mano, dal rifugio e con le altre persona si ritrovano in strada. La notte di San Valentino è passata. Milano è sotto shock. Echeggiano le sirene dei vigili del fuoco provenienti dalle province limitrofe e da Bologna. Più di 130 i morti e oltre 400 i feriti, 10.000 persone senza tetto e 4.000 case distrutte o danneggiate. I vicini di casa, gli amici, la nipotina guardano basiti Rita: i capelli le sono diventati bianchi per lo spavento. Non è un modo di dire allora.

Dintorni di Milano, 15 febbraio, ore 9.00. I tre membri dell’equipaggio lanciatosi dall’aereo sono sopravvissuti e vengono catturati.

Milano, 15 febbraio ore 9.15. I resti dell’aereo vengono identificati da una squadra dell’UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea), così come i corpi di altri tre membri dell’equipaggio. Il flying officer Charles Edward Nicholson non c’è. Il suo corpo non viene ritrovato.

Milano, 1 agosto 1990, ore 9.30. Nei pressi di via Boffalora si sta bonificando un terreno che diventerà l’area del deposito ATM. Il terreno restituisce un motore del bombardiere precipitato quasi 70 anni prima.

Milano, 1 agosto 1990, ore 10.00 Quella bambina, Luisa, è donna. Ascolta alla radio la notizia del ritrovamento di quel motore. Si ricorda ancora molto bene i bombardamenti del 1943. Quello di febbraio le era stato ricordato più volte nel dopo guerra dalla zia che col tempo aveva cominciato a chiamare “mamma”. Vive nella zona sud di Milano con la sua famiglia. Proprio pochi mesi prima è morta Rita, la zia, la mamma.

Christchurch, Nuova Zelanda, 1 agosto 1990, ore 23.00 (locali). Muore Ina Nicholson, ha 77 anni. Due anime finalmente si riuniscono.

Buon San Valentino nonna Armanda, morta troppo presto e nonno Antonio, chissà se vi siete amati per qualche istante.

Buon San Valentino prozia Rita e prozio Dante.

Buon San Valentino Ina e Charles Edward.

Buon San Valentino a tutti gli Innamorati di Se stessi, della Vita, di una Persona.

Liberamente tratto da:

Scritto da Andrea AJ Jotti (copyright andreajotti.it)